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La Liberazione oltre la Resistenza

25/04/2022

            «Voglio provare ad ESISTERE

la mia natura è RESISTERE

e non mi importa di PERDERE

quello che mi serve adesso è VIVERE»

(“Resistere” – La Rappresentante di Lista)

 

 

Oggi, 25 Aprile, in Italia, si festeggia la LIBERAZIONE dal nazifascismo avvenuta nel 1945. Una cosa che mi colpisce è quanta attenzione viene data alla RESISTENZA e quanta poca alla LIBERAZIONE stessa. Tutto ciò mi fa riflettere molto in termini psicologici e ho ricondotto il tutto a quello che può essere un percorso di psicoterapia, e a quanto sia ormai fondamentale dare nuova forma anche al concetto di resistenza.

La psicoterapia, infatti, non è altro che un processo di liberazione da tutti quei meccanismi e quelle paure che ci portiamo dietro e che fanno si che, quando incontriamo una situazione problematica, che non sappiamo fronteggiare o che ci spaventa perché ci ricorda qualcosa che abbiamo già vissuto; agiamo in automatico senza riflettere e senza aprirci alla possibilità del nuovo.
Questi “piloti automatici” vengono chiamati nel gergo psicologico, dai più, “meccanismi di difesa” e come già il nome ci anticipa svolgono la funzione di “difesa” da un qualche presunto “attacco”. Noi tutti ne abbiamo, in quanto questi meccanismi si formano con noi via via che andiamo costruendo la nostra “mappa del mondo”, ovvero man mano che cresciamo e accumuliamo esperienze. I meccanismi difensivi non sono altro che i modi che abbiamo appreso per fronteggiare le esperienze che abbiamo vissuto nel tempo, e che ci hanno permesso di sopravvivere. Il problema c’è quando questi meccanismi si cronicizzano, cioè quando non ci permettono più di vedere le opportunità che abbiamo e iniziano a prendere il sopravvento rispetto alle nostre scelte e al nostro agire. Provandolo a spiegare in termini più semplici: dopo numerose delusioni amorose si decide di non avvicinarsi più ad un possibile partner così da non subire ancora un dolore. In questo caso si sta mettendo in atto il meccanismo difensivo dell’evitamento, quello che ci fa escludere totalmente una parte dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni verso un potenziale partner, nella speranza di non provare più dolore. Questo sistema può funzionare, fino ad un certo punto, ma poi potrebbe accadere di iniziare a sentire un conflitto interno, come se dentro di noi ci fosse un invasore, il quale ci spinge ad andare contro quelle che sono state le nostre credenze fino a quel momento. Proprio in questo momento, di solito, si sceglie di iniziare un percorso di psicoterapia, con l’obiettivo (iniziale) di tornare ad essere quelli che eravamo un tempo, perché non ci riconosciamo più. Una parte di noi sta opponendo resistenza al processo di cambiamento e alla prospettiva di aprirsi al nuovo (che in realtà già c’è e ha solo bisogno di essere alimentato).

I meccanismi difensivi, o resistenze al contatto (come vengono chiamate in Psicoterapia della Gestalt) saranno messe in atto durante tutto il percorso di crescita, ma via via saranno sempre più consapevoli e sempre meno automatiche.

L’obiettivo finale della psicoterapia è quello di portare alla luce tutti i nostri “piloti automatici” al fine di liberarci degli ostacoli che noi stessi ci costruiamo da soli e di poterli dominare e scegliere quando far entrare in atto. Conoscere le nostre resistenze ci aiuta a sentirci liberi, ma porre l’accento sulla libertà credo che oggi sia davvero doveroso. La libertà costruita, la libertà consapevole, la libertà matura di poterci esprimere e essere ciò che siamo; ovvero quella che ci permette di poter vivere una vita serena e autentica, non più resistenti ma esistenti.